venerdì 12 dicembre 2008

Considerazioni di metà percorso

Questo pomeriggio mi sono fatta forza ed ho resistito alla tentazione di restare chiusa in casa al caldo ed ho afffrontato la pioggia. Il primo atto che ho portato a compimento chiuso il cancello alle mie spalle è stato rompere l'ombrello, che si è scucito portando pericolosamente a nudo un ferro non appena l'ho aperto. Questo difetto si aggiunge ai due ferri piegati che ho scoperto ieri con stupore, visto che l'ombrello è relativamente nuovo. Non posso che rassegnarmi all'idea di acquistarne un altro appena possibile, sperando che questo resista ancora un poco.
Sono andata in agenzia ed ho firmato il contratto che mi lega al mio posticino di operatore del servizio clienti per altri due mesi, fino a metà febbraio circa. Ero sorridente e radiosa, come spesso mi accade quando vado a disbrigare queste faccenducole lavorative, così che l'unica perplessità che ho palesato alla ragazza che di solito si occupa di me è stata il mio rammarico per i turni scomodi che mi potrebbero capitare nel periodo natalizio. Ieri sera, invece, mi sono lasciata andare a un pianticello ristoratore mentre spiegavo a mia mamma che non ce la facevo più a mantenere il mio posto, colpa della mattinata pesante alle cuffie. Negli ultimi giorni, infatti, passavo da un estremo all'altro a seconda di come andava il mio turno, mutando idea tra un "suvvia, devo solo resistere un altro pochino, che sarà mai" e un "no, non ce la posso fare, non vedo l'ora che questa tortura finisca". Mia mamma ha detto che se dovevo star male, meglio terminare la mia avventura telefonica questa settimana perchè in casa non ci sarebbero stati problemi. Alla fine ho concluso che tanto, vacanze alle porte, ci sarebbero state poche possibilità di sostenere colloqui, per cui tanto valeva lavorare e riprendere la ricerca di un nuovo impiego con l'anno nuovo, a uffici tornati a pieno regime. E così ho fatto, alla fine: ho preso coraggio perchè avevo la sicurezza di avere un appoggio nel caso mi fossi stufata definitivamente e avessi poi deciso di mollare tutto. Il mio primo obiettivo è resistere due settimane, così da avere per dicembre uno stipendio intero. Oggi è andata bene, spero sia così anche nei giorni a venire: mi aspetta una settimana di lavoro dalle 16 alle 20 e spero di non sentirmi stanca non appena messa la cuffia.

Il colloquio di ieri pomeriggio è andato bene, ma la mia intervistatrice mi ha dato realisticamente poche speranze per questo mese perchè la selezione per cui mi sono presentata si è appena chiusa, quindi mi terrà in considerazione per la prossima, già aperta. Putroppo, colpa delle festività, è possibile mi si chiami a partire dal 7 gennaio e che il processo prenda tempo perchè la società di assicurazioni committente se la prende comoda quando sceglie i nuovi collaboratori, quindi il mio firmare oggi il rinnovo dove già stavo è stato purtroppo un atto più che sensato e saggio.

Ho un rapporto altalenante con il mio lavoro. Mi piace. Ma odio non poter aiutare efficacemente le persone che si rivolgono a me (o che capitano con me), costretta a temporeggiare e fornire mezze spiegazioni perchè non mi è possibile operare soluzioni concrete. Spesso il mio lavoro si conclude, nella pratica, nel reportizzare e rimandare incombenze agli altri uffici e ciò mi fa sentire impotente, specie se riconosco al telefono un utente con il quale ho già parlato la settimana prima e per cui il problema riscontrato non si è ancora risolto. Troppa empatia? Forse, ma è anche stupidità, sicuramente.

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