venerdì 29 maggio 2009

Osservazioni sparse

Se vogliamo cercare idee su come vivere, il passato è un posto molto migliore del futuro: perché il futuro è pura fantasia, mentre il passato è accaduto davvero. Il sogno utopistico di un futuro ipertecnologico, in cui le macchine lavorano al nostro posto, è privo di senso.

Il mondo del commercio […] [c]i lusinga e si prostra ai nostri piedi, e continua a farlo finché riesce a strapparci il numero di carta di credito. A quel punto ci getta via, e siamo condannati al limbo della musichetta d’attesa al numero verde del servizio clienti, per l’eternità.

I governi amano il crimine, perché il crimine fornisce loro una ragion d’essere (proteggere i cittadini) e un’ottima scusa per estendere il loro controllo su di noi. Dunque, il vero anarchico dovrebbe evitare a ogni costo di compiere atti criminali.

A volte penso che la vita si sia ridotta a uno sguardo rivolto a uno schermo. Fissiamo uno schermo tutto il santo giorno in ufficio. Fissiamo schermi in palestra. Anche sugli autobus ora hanno installato degli schermi. Ci son schermi sui treni. Poi torniamo a casa e fissiamo lo schermo del computer, e quello della tv. Per divertirci fissiamo lo schermo del cinema. Lavoro, riposo e divertimento: tutti richiedono che noi fissiamo schermi. Gli schermi fanno di noi dei riceventi passivi. Tirate una martellata allo schermo e trovatevi una matita e un foglio di carta. Addio, schermo. Benvenuto gessetto!

Il sistema sa bene come scansare la responsabilità per i propri scandali. Probabilmente in questo la dimensione delle aziende gioca a loro favore. «Non sono io a dettare le regole» dicono i nostri oppressori. «Eseguo solo gli ordini.» Questa catena di potere esiste per farci sentire in colpa se ci arrabbiamo con un semplice impiegato o un centralinista, e così renderci impotenti.

Tom Hodgkinson, La libertà come stile di vita

Utopia della decrescita

Per vivere meglio, si tratta ormai di produrre e di consumare diversamente, di fare meglio e di più con meno, eliminando anzitutto le fonti di spreco (esempio: gli imballaggi a perdere, il cattivo isolamento termico, la preminenza del trasporto su gomma ecc.) e aumentando la durata dei prodotti.

André Gorz, Capitalismo, socialismo, ecologia

Bisogno dell'effimero

L'attività dei commercianti e dei pubblicitari consiste essenzialmente nel creare bisogni in un mondo che crolla sotto il peso delle produzioni. Questo richiede un tasso di rotazione e di consumo dei prodotti sempre più rapido, e dunque una produzione sempre più grande di rifiuti e un'attività di trattamento dei rifiuti sempre più imponente.

Bernard Maris, Antimanuel d'économie

sabato 2 maggio 2009

Tofu autoprodotto (o ricottina vegetale)

Partendo da questa ricetta tratta da GALLINE: 2nd life ho autoprodotto una formina di tofu utilizzando lo stampo forato di una ricotta.

Ingredienti:
100 g di soia gialla
1 l di acqua
il succo di un limone

Ho messo a mollo la soia gialla tutta la notte e iniziato la preparazione nel primo pomeriggio successivo. L'ho sciacquata, messa con circa 200 ml di acqua in un contenitore alto e frullata con il minipimer. Intanto ho portato a bollore la restante parte di acqua in una pentola e, quando l'acqua ha raggiunto la temperatura, vi ho versato il frullato e ho fatto cuocere il tutto a fuoco più basso, mescolando. Ho filtrato il tutto con un colino, ottenendo una ciotolina piena di residuo granuloso, l'okara. Ho rimesso sul fuoco la parte liquida e l'ho lasciata bollire per circa dieci minuti, ottenendo il latte di soia.

Ho lasciato raffreddare il latte di soia finchè ha smesso di fumare e vi ho aggiunto il succo filtrato di un limone (niente residui di polpa, dunque). Il tutto è rimasto a cagliare per circa mezz'ora. Quando il latte si è ben rappreso ho versato tutto in un cestello per la ricotta e l'ho lasciato colare bene finchè ha assunto la consistenza di un panetto.

Il latte di soia aveva un buon sapore, ma difficilmente metterò a bagno la soia appositamente per fermarmi a questo stadio perchè, consumandolo da sola, rischio che inacidisca prima di finirlo (si dovrebbe conservare in frigo per circa tre giorni): per esperienza, consumo un litro di latte in una settimana bevendolo solo a colazione.

Non sono certa che si possa parlare propriamente di tofu in quanto leggevo che per questa preparazione si dovrebbe utilizzare il nigari (cloruro di magnesio), per cui il succo di limone forse consente piuttosto di ottenere una ricottina vegetale, il sapore era comunque piacevole, benchè io sentissi un leggero retrogusto di limone (probabilmente ho utilizzato troppo succo, anche se il limore era piccolino). Certamente il mio tofu era diverso dall'unico che abbia provato, quello acquistato all'Esselunga, molto più compatto.

Ho servito il tofu la sera successiva (ha riposato in frigo una giornata, spolverato di sale: l'ho proprio omesso nella preparazione e forse il panetto è risultato in generale insipidino), dopo averlo ricorperto di olio, pepe nero macinato, noce moscata e basilico. Molto buono sui panini preparati in casa quel pomeriggio e ancora tiepidi, peccato non aver fatto una foto!

Mi è rimasta ancora molta soia: ho intenzione di ripetere l'esperimento la prossima settimana.

PS: con l'okara mia madre ha preparato il ripieno per due zucchine ripiene e per un tortino che secondo lei aveva proprio sapore di polpetta di carne, altro che fagiolo!